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L’arrivo di un fratellino

5 marzo 2016 by Giovanna Fakes

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Ama tuo fratello come la tua anima e vigila su di lui come sulla pupilla del tuo occhio.

(Ges? di Nazareth)

E? desiderio di tutti i genitori che i propri figli abbiano un buon rapporto reciproco e che sperimentino la ricchezza e la positivit? del rapporto fraterno. Tale esito tuttavia non ? facile n? scontato, e nella maggior parte dei casi ? raggiunto solo parzialmente.

I rapporti tra fratelli e sorelle all?interno della famiglia sono decisivi per la capacit? di instaurare dei rapporti paritari e positivi con gli altri. La maturazione affettiva che i bambini raggiungono nel rapporto fraterno, attraverso i giochi, i litigi, la condivisione e la presenza costante dell?altro, possono influenzare tutte le relazioni paritarie successive, come il rapporto tra amici cos? come il rapporto di coppia.

Quello che avviene tra i fratelli, o le sorelle, pu? dunque essere considerato come una efficace scuola emotiva che orienta le dinamiche affettive verso la fiducia reciproca, la tolleranza, l?adattabilit? piuttosto che verso la diffidenza, l?individualismo, il mantenimento di pretese irrazionali ed egocentriche nel rapporto con gli altri.

Qui i figli possono imparare a gestire l?ambiguit? delle relazioni (il voler bene ma allo stesso momento il poter arrabbiarsi con il fratello, provando dei sentimenti di rabbia anche molto forti) e sviluppando cos? delle abilit? affettive che poi caratterizzeranno i loro rapporti futuri.

Ma come si pu? vivere tutto questo quando compare la gelosia?

Innanzitutto ricordandoci, care mamme, che la gelosia ? un vissuto emotivo connaturale alla condizione umana, ed ? quindi naturale e assolutamente normale riscontrare nei figli vissuti e comportamenti riferibili alla gelosia.

Questo sentimento altro non ? che il timore di perdere il possesso esclusivo della disponibilit? affettiva della persona da cui ci si sente amati; di solito si sviluppa quando nella relazione arriva un terzo.

Forse pu? essere consolante sapere che ? inevitabile e per quando vi sforziate non ? possibile prevenirla del tutto!

Ma c?? un?altra emozione che caratterizza l?arrivo del secondo figlio, e che in questo caso interessa pi? i genitori ed ? la paura di non riuscire ad amare il secondo bambino come il primo. Anche se questa ? una paura temporanea.

Ma i figli come fanno a dirci che sono gelosi?

Generalmente usano la comunicazione non verbale. Difficilmente riescono a elaborare questo sentimento e ad esprimerlo a voce. Possono quindi tenere il broncio, per motivi futili o senza una particolare ragione, isolarsi, utilizzare atteggiamenti ostili che di solito non manifestano oppure possono anche regredire in qualche abilit? gi? consolidata (come tornare a fare la pip? a letto, oppure regredire nel linguaggio, o voler tornare a dormire nel lettone).

In questi casi ? importante che i genitori cerchino un po? di veder oltre al singolo capriccio del bambino e, senza arrabbiarsi o perdere la pazienza, di ricordarsi che il bambino prova paura e insicurezza. Ci? di cui ha bisogno il bambino sono l?affetto e la comprensione dei genitori, che comunque devono anche far notare che i suoi comportamenti non sono accettabili.

Un bambino piccolo non ? in grado di controllare il suo comportamento poich? non riesce a gestire adeguatamente le sue emozioni, compito dell?adulto ? indirizzarlo e spiegare cosa sta succedendo.

Privarlo di manifestare la sua gelosia o punirlo severamente per qualche cosa che ha fatto, reprime questa emozione e ne impedisce l?espressione. Solo momentaneamente perch? poi magari esce in forma pi? intensa e pericolosa.

Prima di dare dei consigli pratici vorrei ricordare che la gelosia ? pi? intensa tra i 18 mesi e i tre anni. E che rappresenta il sentimento tipico del primo figlio?semplicemente perch? perde il diritto dell?esclusivit? con i suoi genitori. Il secondo e il terzo figlio normalmente si trovano gi? a dover condividere l?affetto e le cure dei genitori e di conseguenza temono meno intensamente la perdita dell?esclusivit?.

CONSIGLI PRATICI

1. Riservate uno spazio esclusivo con il bambino

2.?Siate?accettanti di qualche regressione (coccolare e accettare benevolmente)

3. Coinvolgetelo un po? nel rapporto con il fratellino (solo se vuole e se si mostra disponibile)

4.?Condividete con lui i ricordi di quando?anche lui era piccolino

5. Usate un bambolotto per far vedere al bambino di quali cure avr? bisogno il suo fratellino;

6. Dite voi a vostro figlio che arriver? un fratellino (saperlo da altri potrebbe ripercuotersi sulla fiducia che ha in voi?)

7. Non dite subito che sar? un compagno di giochi, perch? inizialmente il neonato mangia , beve e piange e pu? essere solo deludente

8. Salutate prima di andare in ospedale, spiegate che andrete all?ospedale per qualche giorno. Se dorme o se non ? in casa lasciate un biglietto

9. Fatelo venire?in ospedale a trovarvi, anche se piange, cos? poi avr? un?immagine di dove siete. Date magari un biglietto o delle piccole sorprese

10. All?ospedale lasciate che un po? si ambienti prima di fargli vedere il bambino

11. Dategli un regalo, simbolicamente da parte del bambino

12. Se potete, ricevete visite quando il grande non c??

13. Fate in modo che il bambino senta di piacere al suo fratellino

14. Il pap? pu? avere un ruolo fondamentale nel far sentire importante il bambino

15. Parlate con il bambino delle emozioni che prova, mostrando di capire le sue emozioni, positive o negative, cos? si sente di essere compreso. Quando ci sono regressioni, permetteteglielo, senza dirgli che ora ? diventato grande. Coccolatelo e tenetelo in braccio perch? sono comportamenti che lo rassicurano, e sapere che qualche volta gli ? concesso di essere piccolo favorir? il suo processo di crescita.

Giovanna Fakes
Giovanna Fakes
Psicologa e psicoterapeuta familiare. Ha conseguito la laurea all’Universit? degli Studi di Padova e la specializzazione a Bologna presso il Centro Bolognese di Terapia Familiare. Nell’anno 2012-13 si ? occupata di un collegio di ragazzi in Mozambico, organizzando corsi di formazione. A breve torner? in Mozambico per lavorare in un centro nutrizionale per bambini denutriti e per fare assistenza psicologica alle donne vittime di trauma, in un campo profughi.
Posted in: Vita da genitori Tagged: famiglia, psicologia
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