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Il mistero del dolore e i nostri alleati

3 febbraio 2017 by Nicoletta

Giorni fa mi sono trovata davanti a un interrogativo per me davvero scomodo, che vorrei proporre e provare a approfondire attraverso la vita della santa di cui parleremo oggi.

Ecco la domanda:
Nel condurre la nostra vita di spose, madri, donne cristiane impegnate in famiglia, in parrocchia, nel sociale, siamo davvero pronte a vivere cristianamente le prove e gli eventi drammatici che la vita può riservarci? Abbiamo riempito le nostre lampade come le vergini del Vangelo di Matteo, siamo state previdenti?
Quali sono le armi per combattere e non lasciarci vincere dalla paura, dallo sconforto e dalla tristezza, quei sentimenti che fanno parte della nostra natura e che dobbiamo essere capaci di ascoltare senza diventarne vittime?

Mentre mi rivolgevo queste domande, trovandomi alquanto in difetto, mi sono detta… ci vuole un aiuto… E ho iniziato a riflettere sugli alleati che scelgo quotidianamente, settimanalmente.
Essendo piuttosto giovane nella fede, volentieri attingo dalla vita dei fratelli nella nostra comunità locale e allargando il cerchio a quella dei santi, la cui testimonianza posso leggere in silenzio, quando posso a volte anche la notte, quando le bambine riposano e anche il mio cuore non è distratto.

Ecco che così oggi vorrei conoscere insieme a voi Santa Giovanna Francesca di Chantal.

Giovanna nacque il 23 gennaio del 1572 a Dijon, città capitale del Ducato di Borgogna, in una famiglia benestante (il padre era secondo presidente al parlamento di Dijon).
Ebbe una buona istruzione e un’educazione cristiana, nella sua biografia madre Chaugy la descrive così:

Era di bella statura, di portamento generoso e maestoso, beltà naturale senza artifizi e senza mollezze; era d’umore vivace e allegro; aveva mente chiara, pronta, netta, sodo giudizio, niente affatto volubile o leggiero, ell’era tale che le si pose il soprannome di dama perfetta e a tutti rincrebbe di vederla uscire da Dijon per recarsi ad abitare a Boubilly

A Boubilly si sposò con Cristoforo, Barone di Chantal da cui il suo nome più conosciuto. Aveva vent’anni. Fu un matrimonio dove regnò veramente l’amore, cosa non scontata all’epoca.

Giovanna, si predispose al meglio per vivere il suo matrimonio e la costruzione della sua famiglia in modo santo, affrontando con atteggiamento positivo anche le prime divergenze e difficoltà matrimoniali: il barone si assentava per lunghi periodi, era attratto dalla vita frivola e lussuosa che si faceva a corte e quando tornava a casa si lasciava andare alla pigrizia.
Giovanna durante queste assenze, si concentrò sul bene possibile e imparò a gestire la casa e l’amministrazione. Si alzava presto al mattino e con il personale domestico e dei campi condivideva la preghiera e quando possibile pure il lavoro. Il suo abbigliamento, per niente sfarzoso era semplice e fatto con stoffe comuni, più adeguato a una vita in movimento.

Possiamo immaginare che al ritorno da corte il marito trovava una donna di una bellezza reale e concreta, che avrà imparato ad apprezzare nel tempo. Il loro matrimonio con gli anni prosperava: al processo di canonizzazione un testimone dirà

La santa attorniava il giovane sposo di venerazione e obbedienza, amandolo con tenerezza, ardore e onestà e n’era ella a sua volta riamata ed onorata della sua più intima confidenza. E questo è pubblico e notorio.

Il modo di amare di Giovanna gettò i semi per una relazione completa che nel tempo in modo naturale portò Cristoforo a lasciare del tutto la corte per dedicarsi alla famiglia.

In nove anni di matrimonio conobbero la gioia di sei nascite e il dolore per la perdita dei primi due figli, vissero in maniera intensa e completa il loro amore fino al giorno tragico in cui durante una battuta di caccia Cristoforo fu ferito mortalmente da un colpo accidentale di archibugio. Aveva solo trentacinque anni. Perdonò il cugino, causa dell’incidente e arrivò a consolare la moglie che non si faceva una ragione della disgrazia accaduta:

Lo perdono di cuore. Lui mi ha colpito per inavvertenza: io invece molte volte coscientemente e con malizia ho ucciso Gesù col peccato.

Da queste parole comprendiamo che pure Cristoforo sperimentò nella vita matrimoniale una religiosità profonda.

Il dolore di Giovanna fu profondo e la lasciò stordita. Per anni non fu capace di perdonare l’uccisore. Ecco per Giovanna era arrivato il momento della prova; forse avremmo pensato di non trovare tanta passione e sconforto nella biografia di una donna divenuta poi santa, ma proprio in questi momenti possiamo sentirla più vicina a noi e dalla sua testimonianza trarre un insegnamento importante sul mistero del dolore.

Vedova a ventinove anni con quattro figli si trovò ospite prima a casa del padre e poi, avendo rifiutato di convolare a nuove nozze, dal suocero presso il quale soffrì molto. Le pareva che l’unica scelta possibile e degna dopo il grande amore per il marito potesse essere dedicarsi completamente ai poveri, ma era una madre di famiglia e la sua vita quotidiana la poneva di fronte alle esigenze dei suoi cari. Comincia per Giovanna un momento di agonia spirituale e di discernimento sul suo futuro che servirà poi a ottenere un gran bene. Il mistero del dolore è grande per noi cristiani, sappiamo che Dio può farne uscire il Bene. Chi accetta il dolore e lo vive senza riserve riceve in premio doni spirituali capaci di cambiare il corso della vita.

In quegli anni conobbe San Francesco di Sales, che scelse suo confessore, il quale la accompagnò consigliandole uno stile di vita che tendesse alla santità senza abbandonare la sua posizione di madre e di donna nel mondo. Ecco come il percorso di Giovanna la porterà a comprendere come mettere a frutto le sue capacità organizzative che avevano salvato l’economia del castello del marito, la sua esperienza di madre, amorevole e feconda, capace di generare in seguito altre vocazioni.

Nel momento in cui i figli divennero adulti fondò una nuova congregazione il cui nome, Visitandine, richiamava l’attenzione sul mistero della Visitazione di Maria a Elisabetta. Pur avendo raggiunto un equilibrio, non si considerò mai “arrivata”, curò sempre la sua vita spirituale e al momento della morte di San Francesco ottenne di essere seguita da san Vincenzo de Paoli, altra anima illuminata.

Ecco, oggi abbiamo conosciuto Giovanna, una donna di buona volontà e di fede che seppe guardare profondamente dentro se stessa e che combatté la buona battaglia contro i demoni della autocommiserazione, dello sconforto, quando perse ciò che aveva di più caro. Seppe cercare aiuto e consiglio per il nutrimento della sua anima nel momento più duro per lei.
Grazie Giovanna per la tua sincera testimonianza di amore appassionato, al tuo sposo e a Gesù.

Santa Giovanna donna che costruisce la pace,
quando il nostro quotidiano ci appesantisce e abbiamo la tentazione di lamentarci del nostro coniuge,
vieni in nostro aiuto.

Santa Giovanna donna del dolore che porta frutto,
di fronte alla perdita dei nostri cari, e di ciò che consideriamo più prezioso,
vieni in nostro aiuto.

Santa Giovanna donna del consiglio,
prega per noi,
affinché possiamo trovare nel nostro cammino di donne cristiane, sacerdoti e donne consacrate che percorrano insieme a noi un tratto o tutta la strada che porta al Signore.

Nicoletta
Nicoletta
Si definisce una “convertita” perché ha maturato la fede in età adulta. Dal giorno del matrimonio con Luigi la Grazia non è mai mancata e dalla loro unione sono nate Maria Francesca e Elisabetta. Cerca di conoscere ogni giorno un po’ di più sulla bella storia di Amore che Dio ha scritto e vuole continuamente scrivere con noi.
Posted in: Pregare, Santi e testimoni Tagged: conflitti, matrimonio, vocazione
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